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La squadra di ragazzi ampezzani fa capo al gruppo di Auronzo guidato da Adriano Zanella

 

CORTINA. Sguardo costantemente rivolto all’insù, occhi ben aperti e orecchie dritte. Il compito della protezione civile ad Acquabona si racchiude in poche, semplici, operazioni. Tocca a loro, in caso di emergenza, attivare la procedura prevista dal protocollo.

Primo passaggio il coinvolgimento diretto del sindaco che a sua volta ha il compito di mettere in moto l’intera macchina, numerosa e complessa, che coinvolge Anas e vigili del fuoco oltre alle forze dell’ordine.

Impiegata ad Acquabona è la protezione civile di Auronzo che tra le proprie fila vanta una sezione distaccata a Cortina composta da sei unità.

«L’accordo col sindaco Franceschi è nato proprio in virtù della costituzione di una squadra comprendente ragazzi e ragazze di Cortina, lo firmammo lo scorso anno una settimana prima dell’inizio dei problemi ad Acquabona. Un segno del destino», spiega Adriano Zanella, responsabile del gruppo protezione civile di Auronzo. Zanella racconta così la giornata tipo di un operatore in divisa gialla: «La macchina si mette in moto in presenza di condizioni metereologiche avverse. Quando il temporale è a trenta chilometri di distanza noi ci mettiamo in marcia per raggiungere il punto da monitorare. L’avviso meteo arriva direttamente a noi ma la convocazione spetta sempre e comunque al sindaco, è lui l’unica figura istituzionale in grado di avviare la procedura di emergenza. Il sindaco ricopre il ruolo di regista».

Temporale che deve essere di medio-forte intensità anche se ultimamente qualcosa è cambiato: «La situazione di Acquabona è in continua evoluzione, per questo abbiamo deciso di muoverci anche in presenza di piogge di bassa intensità. È andata così anche negli ultimi giorni».

In assenza di condizioni meteo avverse, invece, il protocollo cambia radicalmente: «Abbiamo un turno giornaliero specifico», spiega Zanella, «esclusivamente notturno con inizio alle 19 e fine alle 7 del mattino. Nel corso della notte operano due squadre che si danno il cambio all’una. La prima opera quindi dalle 19 all’una e l’altra dall’una alle 7 del mattino».

Sorveglianza e continuo monitoraggio le mansioni, gestite ogni volta da una squadra composta da tre persone: «Una rimane fissa nella sala di comando, le altre due invece si muovono costantemente nella parte bassa del movimento franoso rimanendo sempre a pochi metri dalla sede stradale», racconta ancora il responsabile del servizio, «nessuno invece è tenuto a muoversi sulla frana per motivi di sicurezza».

In condizioni meteo favorevoli la nottata scorre tranquilla, in caso di pioggia invece la situazione come varia? «Il primo passo è l’accensione dei grossi fari che abbiamo in dotazione e che sono in grado di illuminare l’intera area», spiega ancora Zanella che rivive così i momenti immediatamente precedenti le colate dei giorni scorsi: «Il rumore è talmente forte che in quei momenti il primo sentimento è quello di scappare via. A volte i movimenti si fermano in quota ma una volta che i primi sassi raggiungono la strada facciamo scattare il blocco del transito attivando il semaforo rosso».

di Gianluca De Rosa